Aggressività: un aspetto fondamentale della vita familiare
La nostra aggressività, che può comprendere l’irritazione, la collera, la rabbia e l’odio, ha origine da diverse fonti: l’angoscia è una di queste.
L’angoscia per il predominio, l’angoscia per la perdita, l’angoscia per la morte. Anche quando non riusciamo più a portare il peso del senso di colpa e dell’autocritica, cominciamo a criticare gli altri e a proiettare le colpe su di loro.
Ma l’origine più comune dell’aggressività è rintracciabile piuttosto nella sensazione di non avere, per i nostri cari, il valore che vorremmo. Il bisogno primario di aver valore per le persone che amiamo e a cui vogliamo bene è un profondo bisogno collettivo, la sensazione di essere importanti è alla base della nostra autostima. È inevitabile che in famiglia talvolta accada che la comunicazione si blocchi, che non ci esprimiamo con chiarezza e ci sentiamo fraintesi. Abbiamo modi e sensibilità talmente diversi che è difficile trovare sempre un punto d’incontro.
Magari non riusciamo ad essere completamente presenti e attenti, e così l’altro si sente abbandonato oppure offeso. È possibile che questa sensazione permanga, in quanto esistono innumerevoli fattori che per un certo periodo possono ostacolare il contatto reciproco e farci sentire soli.
Quando ciò capita, se non abbiamo creato una buona base sicura, che ci permette di ripeterci da soli quanto siamo importanti, perdiamo subito la sensazione di avere valore per l’altro. In alcuni casi solo lievemente e per breve tempo, in altri invece è quasi come se all’improvviso ci venisse a mancare il terreno sotto i piedi.
La nostra prima reazione è di aggressività. Diventiamo irritabili, stizzosi, rabbiosi. Questi sentimenti trovano espressione in molti modi e stili differenti. Alle donne, tradizionalmente, non è stato concesso di esprimere la loro rabbia nello stesso modo eclatante degli uomini e per questo la esprimono piuttosto nel pianto o auto diretta a sé stesse. I bambini, per generazioni, non hanno avuto il permesso di “replicare” quando i genitori li sgridavano, e perciò hanno sviluppato alcuni cosiddetti sintomi psicosomatici: mal di testa, mal di pancia, febbre e stanchezza cronica, solo per nominare i più comuni. Gli uomini si chiudono per lo più nel silenzio e si rifugiano nella televisione, dietro a un giornale, in una dipendenza (da gioco, da sostanze, da persone), in un fucile da caccia, in una corsa in macchina o in una canna da pesca.
Ma si tratta soltanto di “stili” diversi, culturalmente accettabili, di essere aggressivi. Lo stesso vale per coloro i quali, invece, indirizzano l’aggressività verso l’interno, contro se stessi, in forma di autoaccuse, depressioni, sensi di colpa, tentativi di togliersi la vita.
Quando un membro della famiglia improvvisamente diventa aggressivo, il messaggio che sta mandando è il seguente: “Non sento di aver valore per le persone per cui vorrei averne. Mi sento sbagliato, escluso, oppure di troppo”. Proprio per questo è importante accogliere in famiglia l’aggressività, sin da bambini.
L’aggressività non è nemica dell’amore e della cura affettuosa, bensì una delle molte espressioni dell’amore. Se viene ignorata o repressa, questa cresce fino ad esplodere in modo vulcanico oppure fino a congelarsi.
Negli adulti, l’aggressività trova frequentemente espressione in uno stato di guardia, in un’irritazione latente che spinge spesso a litigare per “niente”. Quando ciò accade, è tempo di confrontarsi e valutare lo stato di salute della relazione, di se stessi e dell’altro.
Capita infatti che la sensazione di non essere importanti per i nostri cari dipenda, quasi sempre, dal fatto che effettivamente non ci venga dato quel valore che crediamo di avere e che desideriamo.
Pur essendo ormai inserite appieno nel mercato del lavoro, sono spesso le donne a dare priorità al tempo che si trascorre insieme e al valore della vicinanza, sia in coppia che nei coi bambini. Proprio qui risiede il conflitto: mentre l’uomo sente di lavorare per coprire le necessità della famiglia e migliorarne la situazione economica, la donna ritiene che lei e i bambini vengano messi in secondo piano. Sono pochi gli uomini in possesso di una consapevolezza di sé e un linguaggio appropriati tali da rassicurare la compagna facendola sentire importante nel ruolo che riveste e spiegando con amore che la loro distanza da casa è per il bene comune del benessere famiglia.
La donna trascorre più tempo in casa, ha una predisposizione più spiccata per la costruzione di una piacevole atmosfera domestica e sente che l’uomo non apprezza il suo contributo. Entrambi si impegnano per essere importanti per l’altro, eppure sentono di non esserlo.
Per questo è importante ogni tanto chiarire il modo in cui ognuno di noi tenta di essere apprezzato dall’altro e chiedersi se tutto sommato ci stiamo riuscendo.
L’aggressività di uno o di entrambi segnala il bisogno di affrontare al più presto questo argomento.
Come genitori, probabilmente, notiamo la connessione tra l’aggressività ed il valore che si dà alla persona soprattutto nel rapporto con i figli. È raro trovare una situazione famigliare in cui non capiti che i genitori, tutt’a un tratto, perdano la sensazione di essere adeguati, capaci e importanti. Quando ciò accade, molti di noi cominciano a sgridare i bambini oppure persino a punirli e a picchiarli. Come la maggior parte dei comportamenti aggressivi, anche questi trovano origine nel senso di impotenza, di mancanza e di angoscia.
Se i genitori colpiscono i figli fisicamente oppure “con la lingua”, come dicono alcuni bambini quando vengono sgridati dagli adulti, non fa una gran differenza nella loro percezione della situazione. Essi perdono immediatamente la sensazione di avere valore per i loro genitori e reagiscono, appunto, aggressivamente. Possono rispondere male o colpire di rimando, picchiare la sorellina oppure riversare tutto all’interno, intristendosi e caricandosi di sensi di colpa.
L’aggressività dei genitori è sempre una loro responsabilità. La colpa non è mai dei bambini!
Dobbiamo fare attenzione affinché l’aggressività non entri in un circolo vizioso in cui generi solo altra aggressività. In quanto adulti, possiamo confrontarci parlando, farci aiutare a portare alla luce le cause profonde che la innescano. I bambini e i ragazzi hanno bisogno della nostra empatia e della nostra volontà di comprendere cosa si agiti in loro. Ad essere in gioco, non è mai il loro amore per i genitori, bensì la loro autostima.