L’isolamento sociale è un aspetto di primaria importanza nella ricerca psicologica. Moltissime ricerche hanno confermato per esempio il fatto che le persone sposate sono più felici e più in salute di quelle single, mentre il tasso di mortalità è significativamente più alto fra persone che sono rimaste vedove da poco, fenomeno conosciuto come “effetto della vedovanza”.
Una forte rete sociale rallenta la progressione dell’ Alzheimer, mentre una rete sociale scarsa aumenta il rischio di infarto in pazienti obesi e ipertesi. Ci sono evidenze che suggeriscono che le persone religiose che vivono più a lungo sono quelle che frequentano la chiesa più spesso e non quelle che hanno una fede più profonda, in altre parole non è la fede che le tiene in vita più a lungo, ma le persone.
La solitudine è associata con aumenti di cortisolo, l’ormone dello stress, e con l’aumento della resistenza vascolare che esita in pressione sanguigna più alta. Diversi studi dimostrano che da soli si beve di più, si fa meno esercizio, si mangia di più.
E’ importante sottolineare che la solitudine che interessa davvero non è un dato oggettivo, misurabile con il numero di persone con cui ci si relaziona, ma un sentimento soggettivo, un sentirsi soli determinato dalla qualità delle relazioni nelle quali si è coinvolti. Si capisce così che non tutte le relazioni sono protettive di per sé o hanno conseguenze positive sulla salute e la qualità della vita, è necessario che forniscano vicinanza affettiva, sostegno e partecipazione.
Un matrimonio infelice, per esempio, può far sentire più soli di una serena vita da single, e sicuramente vivere in una famiglia conflittuale o fredda non garantisce una salute migliore di quella che potrebbe garantire una spensierata solitudine.
Ma siamo più soli adesso di qualche tempo fa?
“negare la solitudine è negare se stessi” ed essendo sconosciuti a se stessi non si può amare veramente qualcuno. La fobia della solitudine “ci fa accontentare di pseudo-amori, pseudo-conoscenze, pseudo-esperienze; tutto per non abbandonarsi, non dimenticare di controllare tutto, anche la nostra capacità di non farlo; siamo dipendenti dal controllo degli altri e dal controllo sugli altri”.
Analizzando le risposte che la religione, la filosofia, la scienza, la poesia e la pittura ci offrono, Lo Iacono ci guida, laddove il silenzio è compagno discreto della solitudine.
Il silenzio fa pensare, lascia soli con se stessi i pensatori, aiuta a conoscersi”. La solitudine riflessa nei suoi mille specchi: la dipendenza logorante che stordisce i sensi per non sentirsi soli, la faticosa solitudine dell’adolescenza,l’arcana e “diabolica” solitudine della follia, la solitudine come isolamento forzato, la benefica e ristoratrice solitudine della creatività, la terrificante solitudine della vecchiaia, della morte. Le sensibili e profonde parole di Lo Iacono ci invitano, “in silenzio” , a vivere la nostra solitudine perché, dopo tutto e dopo tutti, noi sappiamo che “Nessuno è più forte di colui che è solo” ( F. Schiller).