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Cos’è la psicomotricità

psicomotricitàSi tratta di un approccio relativamente giovane e ancora non molto ben delineato con diversi orientamenti e metodologie.

L’etimologia del termine “Psicomotricità” ci fa intendere che riguarda un insieme di pratiche che utilizzano come principale strumento il gioco e in particolare il gioco del movimento per accompagnare e stimolare l’evoluzione e lo sviluppo della personalità, e quindi l’aspetto psicologico.

Attraverso il movimento e il gioco, la psicomotricità va a favorire, quindi, il percorso evolutivo del bambino in ogni fascia di età, pertanto,un aiuto psicomotorio può essere utile quando ci sono: disturbi dell’espressività motoria; ritardi dello sviluppo psicomotorio; disturbi e ritardi del linguaggio; difficoltà relazionali (aggressività o inibizione). L’intervento avrà una durata massima di tre anni che corrisponde simbolicamente allo sviluppo dell’identità del bambino.

L’incontro inizia con un momento di accoglienza in cerchio. In questo spazio ci si ritrova, ci si saluta, si ricordano le regole e si presentano i materiali a disposizione. È molto importante, in questa fase, ricordare l’importanza dell’ascoltare e dell’essere ascoltati. Nel momento del gioco senso motorio, invece, è fondamentale “scatenarsi”: percepire il proprio corpo saltando, scivolando, cadendo e rotolando gestendo, però, l’aspetto emotivo … Nella parte finale dell’incontro i bambini disegnano e raccontano le cose belle vissute dopodiché si sistema la stanza e ci si saluta nuovamente.

Durante le sedute di psicomotricità, sono osservate nei bambini le capacità di relazione, la gestione delle emozioni, lo sviluppo delle competenze spaziali, le capacità di rappresentazione, il modo di misurarsi con lo spazio, tempo, movimento, oggetti.

I diversi approcci

Indicativamente si possono distinguere due tipi di psicomotricità: una funzionale ed una relazionale.

La prima ha un approccio neurologico ed è una metodologia educativa basata sul corpo e sul movimento la cui finalità primaria è il benessere psico-fisico della persona; la seconda, invece, ha un approccio psicodinamico ed è un percorso di cambiamento e trasformazione che si agisce in gruppo, utilizzando il linguaggio del corpo in un contesto di gioco spontaneo.

La psicomotricità in ambito scolastico

Nelle scuole materne e nei nidi d’infanzia (bambini dai 2 ai 5 anni) vengono organizzate due o più volte a settimana attività ed esercizi di psicomotricità. Le attività, guidate da un’insegnante preposta, mettono in gioco globalmente i bambini ciascuno con la propria storia, favorendo una crescita che può differenziarsi da bambino a bambino. I bambini possono vivere esperienze attraverso processi di apprendimento che privilegiano la scoperta e la costruzione; vengono utilizzati materassi, tappeti, cuscini, strati di gomma piuma, ogni genere di materiale e di struttura sul quale rotolare, saltare, strisciare, fare capriole, ecc.

Gradualmente il bambino attraverso il gioco e le attività motorie, sviluppa una consapevolezza e padronanza del proprio corpo e delle proprie azioni, tali da passare da movimenti spontanei fini a se stessi, caratteristici dell’età di 2 e 3 anni, a movimenti organizzati e comandati da regole propri dell’età di 4 e 5 anni. È proprio a questa età che la psicomotricità assume un’importanza notevole, poiché il bambino per mezzo del corpo riesce ad esprimere un proprio linguaggio interiore. In particolare aiutare il bambino in questa età ad esprimere le proprie emozioni significa arricchire la sua personalità e favorire la consapevolezza e la sicurezza di sé.

Gli obiettivi della psicomotricità

La finalità di un approccio di questo tipo sta nel fornire al bambino uno spazio di espressione e comunicazione, di gioco e benessere relazionale; l’attività ludica, infatti, è il luogo privilegiato dell’espressione nella sua globalità: è nel giocare che il bambino si esprime attraverso il movimento, egli vive la realtà quotidiana, si apre al racconto, alla narrazione, inventa, progetta, costruisce e, da questo punto di vista, va sostenuto e favorito.

Gli obiettivi sono prevalentemente educativi ma al termine del progetto psicomotorio è importante che il bambino abbia sviluppato l’attenzione, la concentrazione e la motivazione; le funzioni senso-motorie, percettivo – motorie e cognitive; è importante, poi, che il bambino prenda coscienza del proprio schema corporeo, delle potenzialità e degli aspetti su cui lavorare

Aspetto pratico della terapia

Sono quattro i punti principali che si trattano in una terapia psicomotoria:

  1. SCHEMA CORPOREO: Per l’acquisizione dello schema corporeo si procede attraverso due tappe: la percezione globale del corpo e lo studio dei rapporti spaziali. Per quanto riguarda la prima tappa si pone il bambino in posizione distesa, seduta o in piedi e viene stimolato a prestare attenzione alle modificazioni e variazioni del corpo. Nella seconda tappa, invece, si guida il bambino alla differenziazione delle posizioni e dei movimenti dei singoli arti
  2. COORDINAZIONE ED EQUILIBRIO: Esercizi di questo tipo sono di fondamentale importanza poiché fanno anche appello ad un certo livello di organizzazione mentale; un certo livello di precisione negli esercizi svolti è quello che si richiede per il buon raggiungimento degli obiettivi di questa fase. Si eseguono esercizi che richiedono abilità sempre più complesse come giochi con palle e cerchi fino al salto con la corda.
  3. RILASSAMENTO: La ripetizione degli esercizi porta all’acquisizione e all’interiorizzazione delle attività svolte fino a giungere all’affinamento del gesto sopprimendo così tensioni muscolari e procurando così una sensazione di rilassamento.
  4. ADATTAMENTO AL TEMPO: Si tratta di esercizi svolti in modo graduale in cui si richiedono accelerazioni e rallentamenti dei movimenti regolari o irregolari via via sempre più complessi così da riuscire ad acquisire nozione e padronanza del ritmo.